"Ou ne voit bien qu'avec le coeur...
L'essentiel est invisible pour les yeuse"

(Antoine De Saint Exupery)

venerdì 19 giugno 2009

6 aprile 2009...

Sono arrivata a casa che erano le 21.30... ero stata indecisa fino all'ultimo minuto se tornare o meno, ma F. era rimasta a L'Aquila e così ho deciso di rientrare... durante il weekend l'avevo sentita e mi aveva detto che non c'erano state altre scosse... menomale, ho pensato... perchè la situazione cominciava ad essere pesante davvero... troppe scosse, troppo spesso...
Stavamo guardando un film in tv... eravamo in cucina, con i bicchieri e la bottiglia dell'acqua sul tavolo... erano quasi le undici quando la casa ha cominciato a tremare... una scossa breve, come le tante ormai passate... ma diversa. per la prima volta il bicchiere si era mosso sul tavolo, finendo la sua corsa proprio sul bordo... un secondo in più e sarebbe finito a terra... F. mi prendeva in giro "Ecco, sei tornata e ricominciano le scosse... allora sei tu!!"


Improvvisamente abbiamo sentito la cittadina intorno a noi che si svegliava... rumori di macchine, brusii, persone che parlavano giù in strada. Ci siamo affacciate dalla finestra del bagno, che da sulla strada... intorno ai palazzi di fronte alla nostra casa erano tutti indaffarati a caricare le macchine, un via vai continuo su e giù per la strada...
Io e F. scherzavamo sull'esagerazione dei nostri vicini... "ormai la scossa è finita, dove vanno?"... "ma perchè dopo ogni santissima scossa scendono tutti e si mettono in macchina??" ... "si fanno prendere dal panico inutilmente"... e poi, riflettendoci un attimo su... "certo che anche noi, ad ogni scossa ci salta il cuore in gola, però alla fine ci mettiamo in finestra come se niente fosse... mamma mia quanto siamo pigre, pur di non vestirci per scendere, facciamo finta di non avere paura"...


La mia macchina era parcheggiata nel cortile sotto casa... in quei giorni l'avevo lasciata spesso sulla strada, in previsione di un eventuale fuga... stavolta però i posti erano occupati e non volevo allontanarla troppo da casa...
Siamo tornate in cucina giusto in tempo per vedere la fine del film...
Poco più tardi siamo andate a dormire... come facevamo ormai da diversi giorni abbiamo chiuso la porta d'ingresso senza chiavistello e senza girare la chiave... "non si sa mai, dovessimo uscire di corsa stanotte..."
Lo dicevamo scherzando, senza troppa convinzione... per quel sottile filo di paura che inconsciamente avevamo già da tempo, anche se non ce ne rendevamo conto...
mentre stavamo andando nelle nostre camerette da universitarie fuori sede F. ha proposto di lasciare le porte aperte... "non si sa mai..."


All'una e un quarto la casa ha tremato di nuovo... una scossa un po più lunga, un po più violenta... ancora diversa dal solito... In pochi secondi eravamo tutte e due in cucina, con il cuore che batteva forte.. ci siamo guardate negli occhi... "Io domani mattina riparto..."... "Anche io..."
Ci siamo infilate le scarpe e siamo scese sotto casa... per strada il solito via vai di macchine, ma noi siamo rimaste nel cortile, giusto per prendere un po d'aria... c'erano anche M. e P., i due ragazzi che abitano al piano terra, anche loro fuori, anche loro per prendere un po d'aria dopo lo spavento...
siamo stati una mezz'ora fuori a chiacchierare, tutti e quattro, poi cominciava a fare freddo, nonostante i cappotti, e allora siamo tornate a casa...


Quello che ho provato mentre rientravamo a casa non ve lo so spiegare... una sensazione strana, che non avevo mai provato prima, neanche dopo la scossa forte del lunedì pomeriggio... credo possa definirsi paura, ma una paura inconscia, che si fa strada piano piano dentro di te e si fatica a riconoscere... o forse semplicemente che non si vuole ammettere... perchè con la paura non si può convivere, e far finta che non ci sia è un modo come un altro per esorcizzarla...
Ho lasciato la porta della camera aperta, ho infilato nella borsa le chiavi di casa e della macchina, una sciarpa, il portafogli con i documenti, i soldi che avevo in camera... poi l'ho poggiata sulla cassettiera al lato della porta con sopra il giubbotto, quello pesante, invernale, che ormai neanche stavo usando più... Al posto delle ciabatte vicino al letto ho messo le scarpe da ginnastica, slacciate... pronte per infilarci i piedi... prima di infilarmi nel letto ho messo su i calzini, che non uso mai la notte, e sotto la camicia da notte ho messo un paio di pantaloni da pigiama. Poi ho indossato una felpa di pile e mi sono allungata sul letto così, vestita, senza togliere neanche gli occhiali, con la lampada sul comodino accesa... con la speranza di addormentarmi presto, ma inconsciamente in attesa di qualcosa che speravo non sarebbe arrivato... e che invece alle 3.32 ha fatto il suo ingresso nelle nostre vite accompagnato da un enorme boato...


Ci siamo svegliate così, all'improvviso... l'armadio al fianco del mio letto sembrava dovesse cadermi addosso da un momento all'altro... dalla cucina arrivava il rumore dei vetri che cadevano a terra... pochi istanti per saltare giù dal letto ed arrivare alla porta d'ingresso.. F. non c'era, eppure la sua camera era più vicina della mia... l'ho chiamata ed è uscita dalla camera terrorizzata, mi ha abbracciata, ma non c'era tempo per la paura.. la scossa continuava, era andata via anche la luce, ogni passo era un salto nel vuoto, la casa saliva e scendeva, e ruotava... i piedi si muovevano meccanicamente in cerca del pavimento e le mani ruotavano nell'aria alla ricerca di un appiglio per sorreggersi e non cadere a terra... la scossa si è affievolita per poi riprendere immediatamente, con ancora più violenza... abbiamo sceso le scale al buio, di corsa, abbracciate... le quattro rampe di scale sembravano non finire mai... la ringhiera ruotava vicino a me e ogni volta che tentavo di afferrarla non facevo altro che stringere il pugno nel vuoto... gli ultimi gradini erano ricoperti dai calcinacci... e noi, scalze, in pigiama, siamo riuscite finalmente ad uscire fuori...


Sono stati attimi interminabili.. eravamo nel cortile già da qualche secondo quando tutto si è fermato... i telefoni erano impazziti, la luce andava e veniva... intorno a noi non più il via vai di macchine, ma ragazzi, ragazze, famiglie con i bambini piccoli, tutti in strada, terrorizzati, gli sguardi persi nel vuoto... persone che avevo intravisto solo qualche volta tagliare l'erba nel giardino, passare in macchina davanti casa... due ragazze attraversavano la strada sostenendo un loro coetaneo, era sotto shok per lo spavento, gli occhi sbarrati, le gambe che sembravano cedere ad ogni passo... il figlio dei nostri vicini di casa continuava a chiedere "mamma perchè siamo usciti per strada?"...non si era accorto di nulla...
Con noi c'erano anche P. e M. ed A., la ragazza che abita al primo piano... dalla mansarda invece non era uscito nesuno, eppure le ragazze c'erano, le luci erano accese...
Un'altra scossa... breve ma violenta, e anche le ragazze della mansarda sono scese urlando... siamo saliti tutti sulla strada, la luce era andata via definitivamente, la mia macchina era bloccata nel cortile dal cancello elettrico che era rimasto chiuso... tutti intorno a noi erano indaffarati a distribuire coperte, cercare parenti, amici o anche solo conoscenti, spostare le macchine sulla strada... sembrava di essere dentro un gran formicaio... Io e F. continuavamo a guardarci intorno, ancora incredule... dall'ospedale, non distante da casa, arrivavano i rumori delle autoambulanze... intanto era arrivata V., la padrona della nostra palazzina, che abita poco distante... siamo andati tutti con lei nel giardino di casa sua... abbiamo cominciato a raccontarci le prime emozioni, le prime sensazioni provate durante la scossa... cominciavamo a renderci conto di quello che era successo... pensavamo "è stata troppo forte stavolta, in centro sarà crollato qualcosa..." Siamo riuscite a chiamare le nostre famiglie per avvertire che stavamo bene.. la prima a chiamarci è stata M., l'altra ragazza che viveva con noi e che sarebbe dovuta rientrare la mattina successiva...


Hanno cominciato a girare le prime notizie... "A paganica è crollato tutto, ci sono persone intrappolate sotto le macerie..."... un colpo al cuore... persone intrappolate sotto le macerie... stavolta non era stata una scossa... stavolta era stato il terremoto, quello vero, quello che butta giù le case, quello che spezza i sogni, quello che anche se sei fortunato e lo puoi raccontare, ti rimane una ferita profonda... e allora ti rendi conto dell'importanza delle cose... ti rendi conto che L'Aquila non era solo la città che avevi scelto per i tuoi studi... L'aquila è anche la tua città... una città ferita nel profondo...
Mentre eravamo nella macchina di V., con lei e i suoi figli, avvolti nelle coperte, piano piano è arrivato il giorno... le notizie erano sempre più sconcertanti... Paganica distrutta, il centro sconvolto dai crolli, 4 bambini le prime vittime accertate.. la casa dello studente crollata come anche altri palazzi a via XX settembre...


Intanto l'Italia tutta intorno a noi si svegliava in un lunedì mattina apparentemente uguale a tutti gli altri... e, accendendo le radio e i televisoi si rendeva conto della tragedia che durante la notte si era abbattutta sull'Abruzzo...
I telefoni avevano ripreso la loro attività, molto più frenetica del solito.... raggiunti dalle chiamate di tanti amici e parenti preoccupati, in un primo momento, ma felici di sentire la nostra voce...
Appena sono arrivati i nostri familiari siamo saliti in casa due minuti a prendere l'indispensabile... con il cuore a tremila abbiamo salito le scale che portavano all'appartamento... pochi istanti per riempire due buste e di nuovo in strada... mentre scendevamo le scale l'ennesima scossa di assestamento, di quelle che ci avevano accompagnato per tutta la notte...


Ho salutato F. e i suoi e poi siamo partiti, i miei nella loro macchina e io nella mia con mia sorella alla guida... mentre tornavamo verso casa la mia mente si è affollata di pensieri... non ero ancora riuscita a sentire tutti i miei amici, molti comunque non erano ancora rientrati... avrei voluto sentire tutti.. tutte quelle persone che incroci più o meno spesso nella tua vita, senza dare importanza alla cosa, ma che in questi momenti ti riempiono l'animo... pensi a cosa staranno passando, dove saranno... e magari non sai neanche qual'è il loro nome.. la cassiera del supermercato, le infermiere del reparto di endocrinologia, la signora delle poste e l'impiegata della segreteria... un mondo intero di persone che finora non avevi mai considerato parte della tua vita e che invece lo sono...


Perchè L'Aquila non è solo la città che ho scelto per i miei studi... era la Birra allo Student e il Rhum e pera all'Obelix , era i latino americani al Magoo... l'odore di grissini appena sfornati passando davanti alla Perla Nera... l'aperitivo al Crazy Bar... le file davanti la segreteria per accaparrarsi il numeretto... le partitelle sul prato davanti a Collemaggio... le serate all'Irish... il gelato a Piazza duomo... il mercoledì sera al Movieplex con lo sconto studenti... le serate tra coinquiline... le cenette organizzate in tutta fretta... il giovedì universitario... le nevicate fino a marzo...


E, a distanza di due mesi tutto questo ora mi manca... mi manca, e non sapete quanto...

5 commenti:

Fabio ha detto...

Le tue parole mi hanno commosso. Queste esperienze lasciano una ferita che solo il tempo saprà rimarginare.

Nadia ha detto...

è la terza volta che leggo questo post e non trovavo il coraggio di scrivere niente. ora l'ho trovato e voglio dirti che vi siamo vicini, l'abruzzo non è solo e l'aquila riprenderà il suo volo. non mollate mai e cercate di trasformare i brutti ricordi di quella notte in esperienze di vita che vi accresceranno. buona fortuna per tutto

Antonio ha detto...

Mi hai commosso. ti sono vicino

PuntoCroce ha detto...

Sono passata dal tuo blog per ringraziarti della visita e... mi sono ritrovata a leggere questo post... deve essere stata un'esperienza terrificante, l'hai descritta così minuziosamente che mi sembrava di vedere mano a mano cosa stava succedendo... sono senza parole...
ti abbraccio e insieme a te abbraccio tutte le persone che come te hanno vissuto questa terribile esperienza...
ciao, a presto
maria rosa

Chiara ha detto...

Ho letto quello che hai scritto, un paio di volte per cercare di capire sempre di più quello che hai provato.

E' un racconto terrificante, come terrificante è stata (ed è) tutta la vicenda del 6 aprile.

Ma l'importante è andare avanti, ricominciare anche se con qualche ferita in più, tu ce l'hai fatta!
Certe cose non dovrebbero succedere mai, per quanto sono dolorose.

Un abbraccio